Sono in ritardo, accidenti, la notizia è già vecchia e mi arriva solo ora… porcaccioggiuda! Lo sanno già tutti e io non ne ero al corrente.
Ma è mai possibile prendere un “buco” del genere?
Già, è possibile.

Nel mondo dell’informazione il detto “meglio tardi che mai” non ha alcun senso, l’unica teoria realmente accreditata è “se buchiamo la notizia, la notizia non esiste.
Quindi non le daremo alcun seguito”. Beh, io non sono così.
La notizia esiste e, anche se è un po’ triste, bisognerà pur darla. Anche se è di IERI, quindi vecchia… (strali della nonna che settimana prossima compie 92 ANNI e ribadisce fieramente di non essere nata IERI ma di non sentirsi neppure un po’ vecchia!).
Quindi, la notizia esiste se qualcuno la pubblica (le crea un seguito, la fa vedere in giro, in poche parole, ne parla), la notizia, chiaramente, non il fatto (puntualizzazione doverosa).

 Facciamo un piccolo esempio: a Lucera uccidono Pino.

Nessuno lo viene a sapere, la notizia non trapela, non si sparge, nessuno lo sa, tranne l’assassino (che di certo non appenderà cartelloni per la città) e Pino che magari era più contento di essere vivo… ma che di certo non lo racconterà a nessuno…
Il corpo di Pino non verrà mai trovato, nessuno saprà che è stato ucciso ergo, se nessuno sa che Pino è stato ucciso Pino è vivo.
Ma mica è finita qui.
Ci sono ora due opzioni susseguenti alla mancata diffusione della notizia relativa alla prematura quanto improvvisa dipartita di Pino da questo mondo (pace all’anima sua, poveraccio!).

OPZIONE 1 – qualcuno sapeva che Pino era vivo: i vicini di casa, non vedendolo tornare, cominciano a sussurrare su un suo possibile flirt, poi qualcuno aggiunge che lei era certamente una ballerina, nel tempo la ballerina diverrà russa… o portoghese eccetera eccetera in un crescendo rossiniano di illazioni e congetture; il suo datore di lavoro (se ne aveva uno) troverà qualche magagna, una qualsiasi, mettiamo per assurdo, il più semplice, un piccolo ammanco di cassa – poche lire, due arrotondamenti sbagliati, cose così. Ricordiamo ora il presupposto, Pino è stato ammazzato ma nessuno lo sa. Nel giro di pochi giorni, vox populi crea il “mostro”: Pino, non solo è vivo ma è un grandissimo bastardo che è fuggito con la cassa lasciando in braghe di tela il suo Pigmalione che lo aveva raccolto dalla strada tanti anni addietro e ha pure scippato ad un compagno delle elementari la fidanzata (la fatidica ballerina portoghese), cosa per cui l’ex amico ha più volte tentato il suicidio.
Conclusione: Pino è vivo, ricco, felice e vive su Marte con Hitler e Elvis Presley. Quanto vale una notizia?

Veniamo ora all’OPZIONE 2 – nessuno sapeva dell’esistenza di Pino: non aveva amici, né un lavoro, né vicini di casa, né famiglia né altro… Non aveva un passato, un presente, un futuro, o per lo meno, nessuno ne era a conoscenza. Magari era un introspettivo, viveva nei meandri e nei labirinti della propria mente ma, morendo, non ne ha lasciato traccia. In questo caso, Pino non solo non è morto, ma non è manco mai esistito. Ricapitolando, Pino era realmente un perfetto sconosciuto per chicchessia, non aveva amici e nessuno a cui pensare o che pensava a lui, né reddito, né proprietà, né un contratto satellitare, né un campo d’orzo né niente e magari non sapeva nemmeno leggere e scrivere e poi in fin dei conti era pure terrone insomma, chi cavolo era mai sto Pino?! cheddiavolo ci stava a fare al mondo? L’ovvia conclusione recita: chissenefrega che lo abbiano ucciso (anzi, cominciamo a pensare che abbiano pure fatto bene!).
Diffondere la notizia della sua morte vale quanto diffondere la notizia che era vivo. Meno di zero. Ma ciò non toglie che, lasciando da parte la filosofia, fosse vivo e ora non lo sia più. Mi ridomando, quanto vale una notizia?

In ambedue i casi la notizia parrebbe valere meno di un formicone rosso… (con tutto il rispetto per il formicone). Ma ho l’impressione che non sia così… perché Pino è stato ammazzato, non dimentichiamolo.

Dopo il pistolotto sull’importanza delle notizie, e spezzerei una lancia a favore dell’attenzione alla loro veridicità, passo alla notizia stessa, cioè al motivo per cui ho iniziato a scrivere mezz’ora fa.
Anche se, come dicevo, la notizia è di ieri, ho il dovere morale di diffonderla. Ecco qui.

L’amico Costantino Montuori – con il quale abbiamo lungamente (mai abbastanza, purtroppo) disquisito sulla compagine calcistica lucerina e sulle bellezze storico-artistico-culturali del suo luogo di provenienza -, lascia il “Muro dei tifosi”, abbandona le cronache un po’ retrò e getta penna e spada (e tastiera) alle ortiche.
Con un comunicato dal pathos indiscutibile, ieri, 18 maggio, ha salutato amici vicini e lontani (compresa me, che carino!!!), abbandonando il suo posto di “voce” storica della compagine bianco-celeste.
Enfasi a parte, in realtà, per probabili incomprensione con le alte sfere societarie ha annunciato che non scriverà più quelle cronache che tanto mi avevano entusiasmata (vedere Lucera Caput Mundi qui sotto – cavolo, questa sì che è auto-pubblicità!).
Orbene, chi legge potrebbe essere tentato di pensare: echissenefrega! Lucera è lontana, la squadra non è nemmeno passata alla serie D e Montuori non si sa nemmeno chi diavolo sia. Beh, io lo so chi è, l’ho letto volentieri, con il suo stile forbito e a tratti difficile da comprendere, con le sue citazioni latine e un vago ricordo di Istituto Luce. Se un amico non mi avesse fatto notare il suo modo di scrivere, non avrei manco mai pensato che esistesse quella squadra di calcio. E, forse, senza la sua “penna”, senza il suo modo di far cronaca calcistica, la compagine di cui sopra smetterà di interessare una parte del pubblico “non autoctono”.
Insomma, un impoverimento. Questa è la vera notizia.
La “rete” da oggi sarà più povera.
Orfana di uno che scriveva per passione – come la maggior parte di noi – e, presumo, senza nemmeno un rimborso spese…
Concludendo, in un mondo dove Costantino impera (quel Costantino, l’icona del pavone da terzo millennio…) , io spero di non dover rinunciare a Costantino (questo Costantino, che crede in ciò che scrive e nel potere della cultura).

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